Quando si parla di stress, si fa spesso l'errore di considerarlo secondo un'ottica completamente negativa. In realtà così non è, nel senso che è opportuno distinguere tra uno stress che si potrebbe definire buono - il cosiddetto eustress - e uno stress che si potrebbe definire cattivo - il cosiddetto distress, che poi è quello a cui ci si riferisce di solito -. Per quel che riguarda l'eustress, la sua funzione è molto importante: anzi, può essere considerata addirittura indispensabile per la sopravvivenza dell'uomo. Occorre, invece, prestare attenzione al distress, che nei casi più gravi è in grado di causare degli scompensi emotivi più o meno significativi, se non addirittura problemi fisici.
Ogni persona di fronte allo stress ha una reazione individuale e unica, anche in virtù delle sue esperienze pregresse, oltre che per merito delle sue strategie di pensiero e delle sue tecniche interpretative. A proposito di interpretazione, un ruolo di primaria importanza, da questo punto di vista, è quello svolto dall'apprendimento. Gli esseri umani, infatti, imparano ad agire in una determinata maniera in presenza di stimoli specifici: a quel punto subentrano dei meccanismi di apprendimento che entrano in gioco in automatico, a prescindere dalla consapevolezza del singolo.
La risposta di stress può essere distinta in tre step: l'allarme, la resistenza e l'esaurimento. La fase di allarme, che è la prima, si basa sulla comparsa, nell'organismo, di una sensazione di allerta, chiama arousal, che fa in modo che si attivino specifici procedimenti fisiologici e psicologici simili a quelli che si manifestano nel corso di una reazione d'ansia: la frequenza del respiro aumenta, così come cresce il battito cardiaco, per esempio. Segue la fase di resistenza, durante la quale l'organismo prova ad adattarsi al contesto e alla situazione che sta vivendo: ecco, quindi, che si verifica una normalizzazione degli indici fisiologici, pur in presenza di uno sforzo molto intenso. La terza fase, che è quella dell'esaurimento, compare nel momento in cui l'adattamento non si riveli sufficiente: questa capacità viene a mancare, e l'organismo non è più in grado di difendersi come dovrebbe e come vorrebbe.
Come si può immaginare, la fase di esaurimento è la più pericolosa, poiché l'esposizione continuata nel tempo a una condizione di stress rischia di favorire la comparsa di malattie fisiche o di disturbi di carattere psichico. Entrando più nello specifico, dallo stress cronico dipende l'attivazione di un circuito che è costituito da una ghiandola endocrina, il surrene, e da strutture cerebrali, che comporta un incremento della secrezione di cortisolo, un ormone che, se presente in quantità maggiori del dovuto, può essere foriero di numerosi disturbi (non a caso è noto come ormone dello stress).
Lo stress può dare vita a una grande varietà di sintomi (ovviamente, non è detto che si presentino tutti in contemporanea), tra i quali vale la pena di ricordare una certa difficoltà di concentrazione, un aumento della velocità del battito del cuore, una sensazione generale di stanchezza, il cambio della voce, la possibilità di avere attacchi di panico, una sensazione di noia generalizzata che coinvolge qualsiasi situazione, uno stato depressivo, delle ripetute crisi di pianto, un senso di frustrazione, l'ulcera dello stomaco, dei disturbi del sonno e una frequente irritabilità. Non solo: tra gli altri sintomi a cui è bene fare attenzione si segnalano anche la cefalea, l'ipertensione, il diabete, il frequente bisogno di fare pipì, la riduzione delle difese immunitarie, la confusione mentale, la difficoltà a trovare parole conosciute nella locuzione, il cattivo funzionamento della tiroide, i crampi allo stomaco e i dolori muscolari.