La psicoterapia può essere usata come terapia di mantenimento per la depressione. Con incontri magari mensili, quando per diverse circostanze le persone non possono assumere un trattamento farmacologico a lungo termine. Per esempio, le donne incinte non dovrebbero assumere antidepressivi, così come coloro che devono subire un intervento chirurgico importante. Altri pazienti possono non tollerare, gli effetti collaterali e altri possono trascurare di assumere il farmaco. La psicoterapia quindi può essere usata come misura "preventiva", nei pazienti depressi per prevenire le ricadute. Gli antidepressivi agiscono sopprimendo i sintomi e non prendono di mira le presunte cause dell'episodio depressivo, una terapia di mantenimento addestra i pazienti a individuare gli indizi precoci di ricaduta.
Quello che ci mette a rischio di depressione sono alcuni sintomi centrali della depressione: senso di colpa, rimorso, pensieri negativi autocritici.
Per le persone che sono state depresse in passato anche una normale tristezza quotidiana può avere gravi conseguenze.
Mentre la maggior parte delle persone riescono a non farsi condizionare da un occasionale tristezza, nei soggetti che in passato sono stati depressi una lieve oscillazione dell'umore può produrre un cambiamento vistoso e potenzialmente devastante nei modelli di pensiero, che il più delle volte comporteranno giudizi globali, e negativi su di sé come ad esempio: "non valgo niente" o "sono stupido".
La terapia cognitiva della depressione diminuisce la vulnerabilità alla depressione ridimensionando atteggiamenti disfunzionali.
La rabbia è maestra
Come tutte le emozioni che proviamo, anche la collera non è né buona né cattiva: semplicemente c'è, bisogna prenderne atto, comprendere che cosa l'ha generata e gestirla al meglio per renderla utile alla nostra vita; cattiva, invece, la manifestazione della rabbia ogni volta che usiamo una modalità aggressiva o violenta verso l'alto verso noi stessi, fisicamente o verbalmente o psicologicamente. La rabbia va manifestata nel momento in cui emerge noi, con lo scopo di modificare in modo costruttivo alla situazione che ci fa soffrire anziché reprimerla o esplodere generando conseguenze dannose non solo per noi stessi, ma anche per gli altri. Possiamo provare a immaginare la collera come un naturale e utile "allarme antifurto": quando qualcuno si introduce nel nostro territorio psicofisico per danneggiarci e portare via il nostro equilibrio, la sirena che in noi si attiva spontaneamente e fa rumore per avvisarci del pericolo.
"Spezzare le abitudini": metterla nella lista di quelle che si fanno con attenzione. Osservare consapevolmente quello che stiamo facendo, senza dover cambiare nulla. Allo stesso modo, quando siamo arrabbiati, dobbiamo metterci in una posizione mentale da cui poter osservare consapevolmente ciò che ci sta accadendo: solo se ci concediamo il giusto tempo di attenzione e riflessione possiamo superare la confusione mentale che accompagna la nostra collera e raggiungere una maggior chiarezza su ciò che ci sta procurando.
È necessario, quindi, sviluppare innanzitutto la consapevolezza la chiarezza mentale: la capacità psicologica di comprendere, in modo preciso senza ambiguità, le situazioni che stiamo vivendo in tutte le sue implicazioni emotive, fisiche e mentali. È questa "presenza mentale" che ci aiuta trasformare la collera in un'energia vitale di cambiamento, a gestirla per renderla utile alla nostra esistenza perché "mindfulness" impedisce che i vecchi ganci emotivi si mettono in funzione automaticamente e inconsapevolmente nella situazione attuale. Gestire la rabbia vuol dir usare quest'energia, anziché esserne travolti, decidere quale sia l'azione più utile a intraprendere in risposta alla situazione frustrante e questo è possibile solo se diventiamo profondamente consapevoli.