Le persone depresse riferiscono un flusso di pensieri negativi automatici e soprattutto autocritica, in cui almeno inizialmente, le persone non sono consapevoli e che scorrono internamente. Sono frasi, parole o immagini, che comportano una distorsione della realtà. Alcune frasi o pensieri tipici della persona depressa sono: "nessuno mi ama!", "non ci riuscirò mai!", "sono un fallito!".
I pazienti depressi pensano di essere carenti di risorse che considerano fondamentali per i propri scopi. Per questi motivi sono tra le persone più difficili e ostili ad intraprendere un percorso di psicoterapia, che sicuramente porterebbe grandissimo giovamento alla qualità di vita del paziente depresso, in quanto gli fornirebbe risorse interiori per poter affrontare i suoi pensieri negativi e a ritrovare serenità e felicità.
Il paziente depresso vede se stesso come inadeguato e difettoso. I suoi presenti difetti (psicologici, fisici e morali) lo fanno sentire indesiderabile, inutile, a sottovalutarsi e a criticare ogni cosa che fa. Ad esempio se i figli sono chiassosi, si considera un genitore incapace. Un ostacolo può essere visto come una barriera insuperabile. Il paziente depresso interpreta negativamente le sue interazioni con l'ambiente circostante, fraintendendole. Le situazioni sono insopportabili. Il paziente depresso ha la tendenza a prevedere frustrazioni e difficoltà future come prolungamento di quelle attuali. Non intraprende nulla perché coinvolto di una sicura sconfitta. Il paziente compie automaticamente un'interpretazione negativa di una situazione anche se esiste una spiegazione più ovvia è più plausibile. Si crea un circolo vizioso tra la persona depressa e il proprio ambiente sociale. I comportamenti del paziente che soffre di depressione potranno produrre in chi lo circonda, gli effetti che il soggetto aveva previsto "profezia che si ha auto-avvera". Ad esempio un paziente depresso entra in ufficio con la convinzione di essere antipatico a tutti, saluta un collega con un tono basso. Il collega potrà non sentirlo, e quindi non salutarlo. Il mancato saluto può essere interpretato come prova che la convinzione patologica è corretta, quindi la persona evita il collega e quest'ultimo lo riterrà veramente antipatico.